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Contro l'Alzheimer … respira!

Contro l'Alzheimer … respira!

maggio 30, 2023
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E se ti dicessero che per ridurre il rischio di sviluppare l'Alzheimer è sufficiente… respirare? Questo è proprio quello che sembra affermare una recentissima ricerca scientifica pubblicata sulla prestigiosa rivista Scientific Report del gruppo Nature grazie al lavoro di un team americano della University of California (Min et al, Scientific Reports, 2023).

Alzheimer, cause e trattamenti

L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa il cui rischio aumenta man mano che l'età avanza. Dal momento che le terapie disponibili al giorno d'oggi non sono capaci di curare l'Alzheimer ma solo ritardarlo e attenuarne i sintomi, sempre più studi scientifici si stanno orientando sulla comprensione dei fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare questa malattia e dei fattori che, al contrario, possono fornire protezione. La malattia di Alzheimer è caratterizzata dall'accumulo di particolari aggregati di proteine beta amiloidi e tau nel cervello. Tuttavia, la presenza di questi aggregati è necessaria ma non sufficiente a innescare l'Alzheimer, occorre infatti che sia presente anche la neuroinfiammazione. In ogni caso, appare chiaro che mettere in campo tutte le strategie possibili per ridurre l'accumulo di proteine beta amiloidi e tau è sicuramente una scelta protettiva, oltre che assumere alimenti ricchi di sostanze antiossidanti e antinfiammatorie per contrastare la neuroinfiammazione. Lo studio di cui parliamo oggi mostra come un'attenzione particolare alla respirazione possa aiutare a ridurre il rischio di sviluppare l'Alzheimer.

Alzheimer, può essere anche una questione di cuore?

Gli scienziati sono partiti dal presupposto che nel nostro corpo in salute esiste un equilibrio tra il sistema nervoso simpatico, connesso allo stato di veglia e azione, e al sistema nervoso parasimpatico, associato al rilassamento. In particolare, un buon funzionamento del sistema nervoso parasimpatico è connesso anche ad un'elevata variabilità del ritmo cardiaco, che rappresenta la capacità del cuore e del corpo di adattarsi agli stimoli esterni. Invece, quando si ha uno sbilanciamento e a prevalere è il sistema nervoso simpatico si osserva una riduzione della variabilità cardiaca con un aumento di stress e ansia. Ebbene, un aumento dell'azione del sistema nervoso simpatico è associato anche ad un aumento dei livelli di aggregati di proteine beta amiloidi e tau e ad una riduzione della capacità del corpo di liberarsi da questi aggregati tossici. Da qui l'idea di agire sulla respirazione per aumentare la variabilità cardiaca e osservare un cambiamento nei livelli di aggregati neurotossici.

Alzheimer e importanza della respirazione, ecco lo studio

Gli scienziati hanno reclutato 108 volontari, la metà dei quali di età compresa tra 18 e 30 anni e l'altra metà tra i 55 e gli 80 anni. Tutti i volontari risultavano in buona salute fisica e mentale. I partecipanti allo studio, indipendentemente dall'età, sono stati divisi in modo casuale in due gruppi. Il primo gruppo doveva aumentare la variabilità della frequenza cardiaca. Questo scopo è stato raggiunto chiedendo ai volontari di eseguire esercizi di respirazione della durata di 20 minuti, due volte al giorno per un mese. In particolare, ai volontari è stato chiesto di espirare per 5 secondi e poi inspirare per altri 5 secondi e così via, per 20 minuti. Questa respirazione lenta ha portato effettivamente ad un aumento della variabilità del ritmo cardiaco, che è collegata proprio alla respirazione. Infatti, durante l'inspirazione il ritmo cardiaco aumenta mentre con l'espirazione si riduce. L'altra metà dei volontari, invece, aveva come scopo quello di ridurre la variabilità della frequenza cardiaca. Utilizzando un monitor che riportava la frequenza cardiaca, ai volontari è stato chiesto di mantenere il ritmo cardiaco il più possibile stabile, pensando a immagini piacevoli o ascoltando musica, il sistema era lasciato ai singoli ma l'importante era che riuscissero a ottenere poche variazioni del ritmo cardiaco. Ebbene, quello che è emerso è che coloro, sia giovani che anziani, che avevano eseguito gli esercizi di respirazione e che avevano così aumentato la loro variabilità della frequenza cardiaca presentavano una diminuzione delle proteine beta amiloidi e tau nel sangue. Va sottolineato che invece un aumento di queste proteine nel sangue si considera un fattore di rischio di sviluppare l'Alzheimer negli anni futuri.

Conclusioni

Questo studio è ancora all'inizio e molta altra ricerca dovrà essere compiuta. Infatti, è importante comprendere i motivi della diminuzione delle proteine beta amiloidi nel sangue. Si tratta di una riduzione della produzione di queste sostanze neurotossiche oppure di un aumento della capacità del corpo di liberarsi degli aggregati pericolosi? Poi, molto interessante sarebbe eseguire lo studio su un campione molto più ampio di popolazione. Intanto, però, i risultati ottenuti sono davvero interessanti e indicano che piccole sedute di meditazione, con controllo del respiro, apportano importanti benefici, non solo aiutando il corpo a gestire meglio lo stress e l'ansia, ma proteggendo anche il cervello.

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