Negli ultimi tempi si sente sempre più spesso parlare di test rapidi sugli anticorpi per capire se siamo entrati in contatto con il nuovo coronavirus. Ma esattamente, come si deve interpretare il risultato di questi test? E ancora, questi test possono servire per ridurre il tempo del lockdown e tornare prima alla vita normale? Un’informativa apparsa sulla prestigiosa rivista Nature cerca di fare chiarezza.
Coronavirus, come si presenta il virus nel corpo e la risposta immunitaria
Il coronavirus, come tutti i virus, è formato da un frammento di materiale genetico, RNA, avvolto in un involucro contenente proteine. Quando il virus entra nel corpo inizia a replicarsi a livello delle alte vie respiratorie per poi, eventualmente, scendere fino ai polmoni. Il corpo risponde alla minaccia esterna producendo anticorpi che attaccano le proteine che avvolgono l’RNA del virus. Ma gli anticorpi prodotti non sono tutti uguali. Infatti, una parte di anticorpi, chiamati IgM, vengono rilasciati nella fase iniziale dell’infezione, sono rilevabili nel sangue 4-5 giorni dopo il contatto con il virus e scompaiono dopo qualche settimana. Gli anticorpi IgG, invece, sono prodotti solo in seguito, in genere dopo qualche settimana dal contagio, e tendono a rimanere nel corpo a lungo.
Coronavirus, come funziona il tampone
Viene prelevato del materiale biologico dalle mucose di naso e gola per ricercare la presenza del virus. Se positivo, significa che la fase dell’infezione è attiva e che siamo potenzialmente capaci di infettare altre persone.
Coronavirus, come funzionano i test degli anticorpi
Da un campione di sangue vengono ricercati gli anticorpi IgM e IgG. Se è presente il tipo IgM, è probabile che ci troviamo all’inizio della malattia. Se sono presenti entrambi i tipi, allora è probabile che ci troviamo nella fase intermedia dell’infezione, se è presente solo IgG allora è probabile o che siamo nella fase finale dell’infezione o che siamo guariti. Se il test non rileva anticorpi allora o non siamo entrati in contatto con il virus o è possibile che siamo in una fase molto iniziale dell’infezione, chiamata periodo finestra, ma può anche essere che gli anticorpi ci siano ma il test non li ha trovati.
Coronavirus, quanto sono affidabili quindi i test sugli anticorpi e se possono predire l’immunità
In base a quanto esposto è chiaro che i test sugli anticorpi sono molto utili a capire chi è entrato in contatto con il virus per comprenderne la diffusione e risalire ai focolai. Tuttavia, è anche chiaro che il test non è risolutivo e che per sapere se il virus è ancora presente nel corpo e se possiamo infettare altre persone è necessario eseguire anche il tampone. Infatti, come emerge da un articolo pubblicato un mese fa sempre su Nature, RNA del virus cala lentamente dopo che si sono rivelati gli anticorpi nel sangue e che quindi il fatto di avere anticorpi non significa che non possiamo ancora essere contagiosi (Woelfel et al, Nature, 2020). Infine, come sottolineato dagli stessi scienziati, avere gli anticorpi al virus non è detto che significhi anche essere immuni.