L’emergenza coronavirus, che si è rivelata più virulenta del previsto, ha reso le mascherine uno strumento di protezione personale necessario ma, purtroppo, non sempre facilmente reperibile o acquistabile a prezzi giusti. Ecco perché in molti si sono ingegnati per prodursi a casa mascherine riutilizzabili. Queste mascherine fai da te possono aiutare? Uno studio pubblicato pochi giorni fa sulla rivista ACS Nano da parte di un team dell’università di Chicago (Konda et al, 2020) prova a rispondere a questa domanda.
Come si è svolto lo studio
Il nuovo coronavirus si trasmette attraverso il contatto con goccioline infette, emesse quando una persona parla, respira, starnutisce o tossisce. Le goccioline, come hanno dimostrato diversi studi, hanno diverse dimensioni, possono essere più grandi con un diametro superiore ai 5 micrometri, ma anche più piccole, formando quello che si chiama aerosol. Può capitare che l’aerosol possa passare attraverso le aperture di alcuni tessuti. Ecco perché è importante capire quali possono essere i materiali migliori capaci di filtrare goccioline ed aerosol.
Gli scienziati hanno così ricreato goccioline di diverso diametro tra 10 nanometri e 6 micrometri e, usando un ventilatore, le hanno inviate contro diversi tipi di tessuto ad una velocità corrispondente a quella di una persona che respira a riposo. Hanno quindi misurato la quantità di particelle in aria prima e dopo il tessuto per valutare la capacità di questo di filtrare le goccioline. Vediamo quindi i risultati.
Coronavirus e mascherine, ecco i materiali filtranti migliori
Come riferimento per leggere i risultati usiamo mascherine del tipo FFP2 indossate senza lasciare spazi. Queste mascherine hanno filtrato l’85% delle particelle con diametro inferiore a 300 nm e il 99,9% di particelle con diametro superiore. Le mascherine chirurgiche, che si acquistano in farmacia o nei negozi, filtrano il 76% delle particelle più piccole e il 99,6% di quelle più grandi. Per quanto riguarda i tessuti per mascherine fai da te, i risultati migliori si sono ottenuti combinando due materiali, uno strato di cotone a trama fitta e due strati di chiffon spandex in poliestere. Questo tipo di combinazione ha filtrato il 97% delle particelle più piccole e il 99% di quelle più grandi. Risultati simili si sono ottenuti sostituendo lo chiffon con la seta o la flanella. Ma attenzione, le maschere devono aderire, la presenza di apertura fa calare notevolmente la capacità filtrante intorno al 35%. Usare come mascherina unicamente uno strato di seta, come potrebbe essere una sciarpina, dimostra di filtrare il 55% in media sia di particelle più piccole che più grandi. Quattro strati di seta invece aumentano il potere filtrante che si attesta intorno a 87%. E se invece si ha a disposizione solo il cotone, la ricerca ha osservato che due strati di tessuto di cotone a 600 fili hanno filtrato l’82% delle particelle più piccole e il 99,5% di quelle più grandi.
La differenza di azione tra cotone, chiffon e seta
Infine, gli scienziati hanno anche fornito una spiegazione su come agiscono i diversi materiali. I tessuti a trama fitta, come il cotone, forniscono una barriera meccanica al passaggio delle particelle, opponendosi quindi fisicamente a queste, mentre materiali come chiffon o seta sono più una barriera elettrostatica.