Un aiuto in più contro il nuovo coronavirus? Senza dubbio, la vitamina D. Questa vitamina, infatti, non protegge solo ossa e muscoli, ma anche il nostro tratto respiratorio. Fino ad oggi il ruolo protettivo della vitamina D contro l'infezione da nuovo coronavirus era stato ipotizzato, anche se alcuni risultati non permettevano un completo accordo tra gli scienziati. Grazie a una recentissima ricerca, invece, è stato possibile comprendere le differenze tra studi scientifici e dimostrare la capacità della vitamina D di proteggere da un decorso severo in caso di infezione. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports da un team inglese (Li et al, Scientific Reports, 2021).
Vitamina D e infezioni
Studi precedenti avevano collegato una carenza da vitamina D con un aumentato rischio di contrarre infezioni virali e batteriche. Allo stesso modo, è stato anche possibile osservare una correlazione tra carenza di vitamina D e un rischio di infezione da nuovo coronavirus. Tuttavia, una delle critiche mosse a queste conclusioni è che questi effetti potevano essere attribuiti, più che alla carenza di vitamina D, ad altre condizioni come obesità, anzianità e malattie croniche, associate a bassi livelli di vitamina D. Un modo per superare questa ambiguità nella lettura dei dati è dato da un calcolo a livello genetico dei livelli di vitamina D che si dovrebbero avere in un dato individuo indipendentemente da altri fattori come salute e stile di vita. Si tratta, insomma, di calcolare la componente genetica della vitamina D. Tuttavia, questi tentativi fino ad ora non sono mai andati a buon fine. Il motivo, come spiegato dai ricercatori dello studio di cui parliamo oggi, è che la componente ereditaria che si evince dai geni in realtà influenza solo in minima parte i livelli di vitamina D, e in ogni caso unicamente in inverno. Invece, nelle altre stagioni i livelli di vitamina D sono determinati prevalentemente dall'esposizione del corpo alla luce del sole. Era questo l'aspetto che fino ad ora non è mai stato preso in considerazione.
Vitamina D, raggi solari e nuovo coronavirus
Quindi, per colmare questa lacuna, i ricercatori hanno calcolato per quasi 500 000 persone residenti nel Regno Unito i livelli di raggi solari UVB, la chiave per produrre la vitamina D attraverso la nostra pelle, nella zona di residenza prima dello scoppio della pandemia. Questo dato è poi stato messo in associazione con lo stato di salute e a un'eventuale infezione da nuovo coronavirus dei partecipanti allo studio. Quello che è emerso è che maggiore era la quantità di raggi UVB presenti nell'area di residenza prima dello scoppio della pandemia, minore era il rischio di ospedalizzazione e morte in seguito a infezione da nuovo coronavirus. Quindi, questo dimostra che la vitamina D protegge da possibili complicanze e decorso severo in caso di infezione da nuovo coronavirus.
L'importante è evitare una carenza della vitamina D
Pertanto, come concludono gli stessi ricercatori, vale sicuramente la pena, soprattutto in vista dei mesi invernali che stanno per arrivare, ricorrere a integratori di vitamina D, includere nella propria dieta alimenti che contengono vitamina D, come funghi, formaggi o pesce, o prendere il sole quando ci è possibile, sempre con le dovute precauzioni. Queste azioni non portano solo giovamento alla salute delle ossa ma permettono anche al nostro sistema immunitario di lavorare nelle migliori condizioni per fronteggiare qualsiasi minaccia esterna. Senza togliere chiaramente le normali misure di igiene, mascherine e distanziamento.