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Mettersi le dita nel naso può aumentare il rischio dell'Alzheimer

Mettersi le dita nel naso può aumentare il rischio dell'Alzheimer

maggio 15, 2023
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La lotta all'Alzheimer è uno degli argomenti che più sta impegnando la scienza in questi anni. Ogni nuova ricerca fa emergere preziosi alleati, come uno stile di vita attivo, una dieta ricca di alimenti antiossidanti e antinfiammatori e probiotici per il benessere del microbiota intestinale, per ridurre il rischio di demenze. E da oggi sappiamo che c'è anche una dannosa abitudine che si dovrebbe limitare il più possibile per tenere alla larga, negli anni a venire, l'Alzheimer, e cioè mettersi le dita del naso e strappare i peletti all'interno delle narici, danneggiando così la mucosa protettiva. Questo emerge da una recente ricerca scientifica apparsa sulla prestigiosa rivista Scientific Report del gruppo Nature grazie al lavoro di un team australiano della Griffith University (Chacko et al, Scientific Report, 2022).

Alzheimer, la causa può anche essere un batterio?

La ricerca australiana si è focalizzata sull'azione di un batterio, Chlamydia pneumoniae. Chlamydia pneumoniae è un patogeno del tratto respiratorio e risulta responsabile per il 20% delle polmoniti infettive e del 5% di bronchiti, faringiti e sinusiti. Negli ultimi anni, però, la scienza ha associato questo batterio anche ad altre malattie, come asma, arteriosclerosi, artrite infiammatoria, sclerosi multipla e persino Alzheimer. Anzi, in base a studi, ben il 90% di persone con demenza ha nel cervello questo batterio, contro il 5% di persone della stessa età ma senza demenza. Quindi, questi dati portano a supporre un legame tra la presenza di questo batterio e l'insorgenza dell'Alzheimer. Per meglio approfondire questa ipotesi e per cercare di comprendere come il batterio possa raggiungere il cervello, gli scienziati australiani hanno elaborato la ricerca di cui parliamo oggi.

Dal naso i batteri giungono al cervello, lo studio

La ricerca si è svolta in laboratorio su una popolazione di topi. La cavità nasale dei topi è stata posta in contatto con il batterio Chlamydia pneumoniae. Ebbene, quello che è emerso è che già dopo 72 ore il batterio aveva infettato i nervi olfattivo e trigemino e che questa infezione era più vasta in caso di alterazione del rivestimento della mucosa nasale. Non solo, il batterio era riuscito a passare dai nervi al cervello. Ma la cosa più importante è stata che dopo un mese dall'infezione nel cervello dei topi erano apparsi accumuli di proteine beta amiloidi, che sono tossiche per il cervello e sono una caratteristica distintiva dell'Alzheimer. Quindi, la ricerca ha mostrato che il batterio Chlamydia pneumoniae dal naso può arrivare al cervello e che qui attiva dei processi che possono, negli anni, aumentare il rischio di Alzheimer.

Perché è importante non mettersi le dita nel naso

Gli scienziati a capo della ricerca hanno sottolineato che lo studio si è svolto sui topi ma che i risultati sono estendibili anche agli esseri umani per la somiglianza del sistema olfattivo. Non solo, quanto emerso indica che mettersi le dita nel naso e strappare i peletti all'interno delle narici sono azioni da evitare. Infatti, in questo modo, si altera la barriera protettiva delle mucose e si portano nella cavità nasale batteri, tra cui potenzialmente Chlamydia pneumoniae, che così hanno gioco facile per superare facilmente la barriera danneggiata e raggiungere il cervello. Tra tutti i fattori modificabili a nostra disposizione per scongiurare il rischio di Alzheimer e demenza, non mettersi le dita nel naso è probabilmente il più semplice da attuare, fin da ora.

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