Noci, nocciole, mandorle, cashew e arachidi, la frutta secca è una merenda gustosa, capace di ricaricare di energia e apportare anche importanti minerali, vitamine, antiossidanti e acidi grassi.
Non solo, un consumo giornaliero di frutta secca è connesso ad una riduzione del rischio di sviluppare malattie cardiache, tumori, infezioni, problemi ai polmoni, fegato e reni e malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson. Questi effetti benefici però non sono stati osservati per il burro di arachidi che, pur contenendo almeno il 90% di frutta secca, non ne preserva le proprietà. Tutto questo è il risultato di diversi studi scientifici pubblicati negli ultimi mesi, come la ricerca apparsa su Nutrients grazie al lavoro di un team americano [1] o ancora la ricerca pubblicata da un team canadese e spagnolo sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition [2].
Nello studio pubblicato su Nutrients i ricercatori si sono basati sui dati relativi allo stato di salute e alle scelte alimentari di più di 500 000 persone, reclutate in un precedente studio iniziato nel 1995 e concluso nel 2003. In particolare, era stata chiesta ai partecipanti allo studio la frequenza con cui erano state consumate noci e altra frutta secca nei dodici mesi precedenti e, in una domanda a parte, anche la quantità di burro di arachidi. Quello che è emerso è il consumo di noci è generalmente connesso ad un rischio inferiore di sviluppare tumore, malattie cardiovascolari, respiratorie, infettive, renali ed epatiche. Lo stesso effetto protettivo sulla salute non è però stato osservato in caso di consumo di burro di arachidi. Una possibile spiegazione offerta dagli autori allo studio è che il processo di produzione del burro di arachidi può impattare sulle proprietà benefiche dell’alimento.
Non solo, è anche possibile che le arachidi da sole non garantiscano tutte le proprietà salutari offerte invece dal consumo di frutta secca in generale, noci, nocciole, mandorle, cashew, capaci di apportare più nutrienti.
Infine, per quanto riguarda le noci, è stato possibile osservare che il loro consumo, circa 30 grammi al giorno, sul lungo periodo, lo studio canadese e spagnolo ha considerato un periodo di due anni, ha anche un’azione protettiva sul cervello, ritardando in particolare l’insorgenza di declino cognitivo nelle persone anziane e a più alto rischio, come i fumatori.