Le scelte a tavola incidono sulla salute, ormai la scienza lo ha dimostrato. In particolare, la dieta può influenzare il rischio di sviluppare malattie croniche, obesità, diabete tipo 2, malattie cardiovascolari e sì, anche Alzheimer. Tra tutti i possibili stili di vita la dieta Mediterranea è quella più studiata e comunemente accettata come dieta bilanciata e capace di apportare importanti benefici all’organismo e, soprattutto, alla salute del cervello attraverso un meccanismo che coinvolge una parte del corpo che, a prima vista, può sembrare non connessa con il cervello, la flora intestinale chiamata anche microbiota. È di pochi giorni fa una ricerca pubblicata su EBioMedicine, una rivista di The Lancet, prestigioso giornale di ambito medico, da parte di un team americano della Wake Forest School of Medicine (Nagpal et al, 2019), in cui gli scienziati hanno osservato che la flora intestinale può presentare particolari indicatori dell’Alzheimer e che una modifica a questa flora intestinale può avere anche effetti benefici nel contrastare la malattia.
Recentemente gli scienziati hanno iniziato a ritenere che alterazioni del microbiota possano essere la causa scatenante e il motivo di sviluppo dell’Alzheimer aumentando i livelli di infiammazione nel corpo. Nello studio che presentiamo oggi i ricercatori hanno provato ad analizzare il microbiota di persone in salute e persone che invece presentavano una fase iniziale di Alzheimer. Ebbene, sono emerse delle differenze nelle popolazioni di batteri e questo ha permesso di capire che le persone con Alzheimer lieve si trovavano in una condizione di squilibrio della flora batterica, chiamata disbiosi. I ricercatori sono anche riusciti a collegare alcuni ceppi di batteri, abbondanti nelle persone con Alzheimer, a valori elevati dei marker di questa malattia. Ma i ricercatori non si sono fermati qui, hanno infatti osservato come un tipo particolare di dieta, chiamata dieta mediterranea chetogenica, possa influenzare il microbiota e i marker dell’Alzheimer. Questa dieta prevede frutta, verdura, un limitato apporto di carboidrati e un alto apporto di grassi sani come quelli derivati dal pesce e dall’olio extra vergine di oliva. I partecipanti allo studio hanno assunto per 6 settimane questo tipo di dieta che, come osservato dai ricercatori, non solo ha riportato l’equilibrio nel microbiota delle persone con Alzheimer ma ha anche ridotto i markers dell’Alzheimer, sia in persone che già presentavano questa malattia che in persone sane.
Lo studio non è privo di limitazioni, infatti il campione studiato è molto piccolo, solo 17 persone, e si riferisce a un periodo di tempo molto breve. Tuttavia, è molto importante in quanto si aggiunge ad altri studi, molto recenti, che stanno gettando nuova luce su una malattia come l’Alzheimer e su un suo collegamento con la salute del microbiota intestinale. Questo può aprire infatti la strada a nuovi trattamenti sia preventivi che di cura.