La lotta all’Alzheimer sta coinvolgendo sempre più fronti. La prevenzione è basilare contro questa malattia e le ricerche scientifiche stanno focalizzando la loro attenzione su quanto, all’interno dello stile di vita, possiamo fare noi per proteggerci. Oltre ad abolire il fumo di sigaretta, fare un’attività fisica moderata, seguire un’alimentazione che migliori la salute del microbiota intestinale anche l’ambiente in cui viviamo ha la sua importanza. Infatti, sembra proprio che inquinamento acustico e inquinamento dell’aria possano agire aumentando il rischio di Alzheimer. Questo è quanto emerge da diverse ricerche, possiamo citare il lavoro eseguito da un team di ricercatori inglesi e pubblicato sulla rivista BMJ nel 2018 (Carey et al) e quello pubblicato nel 2017 da ricercatori germanici sulla rivista Environment International (Tzivian et al).
I ricercatori hanno osservato che vivere in aree inquinate che causano un’esposizione cronica a biossido di azoto, prodotto da macchine e riscaldamenti, aumenta il rischio di sviluppare l’Alzheimer. Lo stesso accade in seguito all’esposizione ad alti livelli di particolato. Non solo, un rischio aumentato, anche se inferiore a quello registrato per l’inquinamento dell’aria, è stato osservato anche con il cosiddetto inquinamento acustico, quindi rumore continuo di traffico, città o cantieri ma anche musica ad alto volume. Anzi, sembra che esista una sinergia tra rumori forti e alti livelli di inquinamento nell’aria, andando ad aumentare ulteriormente il rischio di Alzheimer. I motivi non sono ancora chiari anche se, come apparso su altri lavori, ci sarebbe una correlazione tra inquinamento, sia dell’aria che acustico, e ipertensione (Muenzel et al, Environment and Cardiovascular Disease, 2017- Giorgini et al, Curr Pharm Des, 2016) e, come dimostrato da lavori molto recenti, l’ipertensione sarebbe un fattore di rischio per l’Alzheimer (Lennon et al, J Alzheimer Dis, 2019).
Quindi l’inquinamento delle città non causerebbe solo problemi al sistema cardiovascolare e respiratorio, ma anche al cervello, da quello che risulta da questa analisi. Ulteriori studi dovranno seguire per confermare questi dati e cercare di capire le cause di quanto osservato, intanto però gli autori dello studio danno qualche linea guida, come evitare di spostarsi nelle ore di punta, se non quando necessario, evitare l’attività fisica nelle zone trafficate e, aggiungiamo noi, certamente utilizzare le piante che, come dimostrato nei diversi post pubblicati, possono contribuire e migliorare l’aria degli ambienti in cui viviamo.