Si chiama carbossimetilcellulosa e sicuramente questo nome dirà poco. Ma in realtà si tratta di uno degli additivi più usati dall'industria alimentare. Il problema è che, come suggerisce una recentissima ricerca scientifica, questa sostanza non è inerte ma interagisce con il microbiota intestinale, impoverendolo e aprendo la strada all'infiammazioni cronica. Lo studio è stato pubblicato pochi giorni fa sulla rivista Gastroenterology ed è frutto di una collaborazione tra scienziati francesi, americani e germanici (Chassaing et al, Gastroenterology, Nov 2021).
L'additivo E466, dove si trova e cosa può causare
Carbossimetilcellulosa viene largamente utilizzata in diversi prodotti alimentari. Infatti, con la sigla E466, questo additivo compare in dolciumi, caramelle, pasta di zucchero da modellare per la realizzazione di torte decorate e gelati confezionati. Fino a poco tempo fa la carbossimetilcellulosa è stata considerata una sostanza innocua per l'uomo, non venendo assorbita dal corpo ma espulsa dopo l'ingestione. Tuttavia, negli ultimi tempi la situazione è cambiata. Infatti, ricerche su animali hanno fatto sospettare un'azione distruttiva dell'E466 sul microbiota intestinale, che è l'insieme dei batteri dell'intestino. Il microbiota non garantisce solo una corretta fase digestiva, ma contribuisce al benessere generale dell'organismo, influenzando il peso corporeo, l'umore, la salute cardiovascolare e il sistema immunitario. Pertanto, i ricercatori dello studio di cui parliamo oggi hanno pensato di focalizzare la loro analisi sugli effetti di E466 sull'uomo.
L'additivo E466 aumenta l'infiammazione, l'esperimento
Gli scienziati hanno reclutato 15 adulti, tutti in buona salute e senza malattie di tipo metabolico. I volontari sono stati divisi in due gruppi. Al primo gruppo è stato chiesto di seguire una dieta completamente priva dell'additivo E466. Il secondo gruppo ha seguito invece una dieta che includeva 15 grammi al giorno di E466. L'esperimento è durato due settimane. Al termine, quello che è emerso è che l'additivo E466 ha modificato il microbiota intestinale, riducendo la varietà dei batteri, soprattutto i cosiddetti batteri buoni, associati a una condizione di salute del microbiota. Non solo, è stata anche osservata un'invasione di batteri intestinali nella mucosa interna intestinale, normalmente sterile. Quanto osservato è una caratteristica delle malattie infiammatorie intestinali e del diabete tipo 2. Pertanto, il consumo di alimenti contenenti E466 nel breve periodo non ha causato malattie ma quanto emerge è che sul lungo periodo questo può aprire la strada a malattie di carattere infiammatorio, oltre che aumentare i livelli di infiammazione cronica, che aumenta il rischio di obesità, depressione e sistema immunitario debole.
Conclusioni
Ecco un'altra prova che noi siamo quello che mangiamo e che dovremmo prestare molta attenzione alle etichette degli alimenti che si portano in tavola. Tuttavia, occorre farlo sempre con moderazione, non bisogna escludere tutti dolci e gelati dalla propria alimentazione. Il problema non è certamente il singolo alimento che contiene l'additivo E466 ma una dieta che include ogni giorno diversi alimenti contenenti questa sostanza.