Prima di diventare una bevanda, il tè era una medicina, così scriveva nei primi anni del ‘900 Okakura Kakuzo, l’autore della prima opera dedicata alla cerimonia del tè verde giapponese. E aveva ragione, visti i recentissimi risultati di uno studio scientifico condotto sulle proprietà neuroprotettive contro l’Alzheimer manifestate da due sostanze contenute nel tè verde e nella carota, combinate insieme. La ricerca è stata condotta da un team di scienziati della University of Southern California ed è stata pubblicata pochi giorni fa sulla rivista Journal of Biological Chemistry (Mori et al, JBC, March 2019).
I ricercatori hanno focalizzato l’attenzione sull’epigallocatechina gallato (EGCG), un potente antiossidante del tè verde, e sull’acido ferulico che si può trovare nelle carote ma anche in pomodori, riso, grano e avena. Lo studio ha permesso di osservare come, in presenza di sintomi simili all’Alzheimer, 30 mg per peso corporeo di un integratore ottenuto combinando EGCG e acido ferulico siano in grado, negli animali, di ristabilire alcune funzionalità cognitive deteriorate, permettendo nuovamente l’orientamento e il movimento consapevole nello spazio in modo più efficace di quanto ottenuto somministrando le sostanze prese singolarmente. Questo perché, come riporta l’autore principale dello studio, Professor Terrence Town, queste due sostanze combinate insieme sono in grado, in primo luogo, di ridurre la neuroinfiammazione e lo stress ossidativo nel cervello. Non solo, si ritiene che queste sostanze agiscano prevenendo la rottura di una sostanza, chiamata proteina precursore della beta amiloide, in proteine più piccole, chiamate a loro volta beta amiloidi. Le proteine beta amiloidi si riuniscono in aggregati che risultano tossici per i tessuti cerebrali causando la malattia di Alzheimer. Un grande risultato in quanto si parla di invertire il processo avviato da una malattia degenerativa, tuttavia altri studi seguiranno per comprendere più a fondo i meccanismi e per osservare se i benefici si possono riscontrare anche negli esseri umani. Ma la forza di questa ricerca è che, come sottolinea il professor Town, i risultati sono stati ottenuti con quantità facilmente raggiungibili con una dieta e anche ben tollerate dall’uomo. Non bisogna aspettare 10-12 anni perché una medicina venga messa sul mercato, ma si può agire fin da ora con piccole modifiche al proprio stile di vita. Una piccola considerazione, i tè verde non sono tutti uguali e il contenuto in epigallocatechina gallato varia in base alla preparazione e al tipo di tè. Infatti, per massimizzare il rilascio di sostanze benefiche, è necessario un tempo di infusione delle foglie di 8-10 minuti a una temperatura dell’acqua tra i 60°C e i 70°C. Per quanto riguarda invece il tipo di tè, in generale, i tè verde giapponesi sono i più ricchi di EGCG rispetto a quelli cinesi con l’eccezione del Pilo Chun. Le varietà giapponesi che apportano maggior beneficio sembrano essere Gyokuro, Sencha e Matcha (Richard Beliveau e Denis Gingras, L’alimentazione anti cancro, Sperling and Kupfer Editori).