Limitare il sale in cucina non aiuta solo a ridurre il rischio di ipertensione e malattie cardiovascolari ma anche a contrastare il fegato grasso, o steatosi epatica, e l'aumento dei livelli di infiammazione nell'intero organismo. Non solo, il sale, quando in eccesso, favorisce persino la cronicizzazione di queste condizioni. Questo emerge da una recente ricerca scientifica pubblicata sulla rivista Circulation da un gruppo di scienziati cinesi (Gao et al, Circulation, 2022).
I pericoli del sale
Troppo sale fa male, questo è un fatto noto. Il sale, infatti, aumenta la pressione sanguigna, altera la resistenza all'insulina, stimola eccessivamente il sistema nervoso simpatico, che regola l'attività del cuore e la vasocostrizione periferica. Come risultato, si possono avere alterazioni del ritmo cardiaco con aritmie e un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Ma il sale altera anche il microbiota intestinale. Il fegato riceve la maggior parte del suo apporto di sangue proprio dall'intestino attraverso la vena porta. Questo sangue reca con sé i prodotti secondari dei batteri intestinali, ma anche tossine e allergeni che vengono dai cibi. Pertanto, è lecito ipotizzare che una dieta ricca di sale, attraverso l'alterazione del microbiota intestinale, possa avere un impatto anche sul fegato.
Il sale in eccesso aumenta il rischio di fegato grasso e infiammazione, lo studio
Gli scienziati cinesi hanno condotto uno studio in laboratorio su una popolazione di topi. Una parte dei topi ha ricevuto, per 2 mesi, una dieta ad alto contenuto di sale mentre l'altra parte una dieta normale. Al termine dello studio è stato osservato che i topi che avevano seguito una dieta ad alto contenuto di sale avevano sviluppato la steatosi epatica. Non solo, erano anche aumentati i livelli di infiammazione e le sostanze pro infiammatorie si erano infiltrate anche nel cuore e a livello dell'aorta. Questo indica che la steatosi epatica indotta dall'eccesso di sale ha conseguenze sull'intero organismo, cuore compreso, a causa dell'aumento dei livelli di infiammazione. Oltre a questo, i ricercatori hanno potuto osservare che l'eccesso di sale, assunto per un periodo di tempo lungo e in modo regolare, ha alterato l'espressione di un gene, chiamato SIRT3, favorendo, come conseguenza, il cronicizzarsi di queste condizioni, e cioè fegato grasso e infiammazioni.
Conclusioni e consigli
Lo studio mostra quanto sia importante ridurre l'apporto di sale. Le linee guida indicano come valore soglia 5 grammi di sale al giorno a persona. Purtroppo, la maggior parte della popolazione mondiale arriva a consumare più di 10 grammi di sale al giorno, nonostante l'abbondanza di strategie per ridurre il consumo di sale. Come indicato dagli autori dello studio, evitare l'eccesso di sale nella dieta è di vitale importanza per proteggere non solo il cuore, ma anche il fegato e l'intero organismo ed evitare il cronicizzarsi di malattie e infiammazione. Ma occorre agire fin da ora, e un po' per volta. Infatti, togliere bruscamente una grande quantità di sale che si consuma con la dieta causa un aumento degli ormoni dello stress. Il corpo va quindi abituato, lentamente. Magari è possibile iniziare cercando di limitare i cibi che si acquistano già pronti e sono ricchi di sale, come zuppe o paste, ma anche snack e patatine, poi si può iniziare a sostituire una parte del sale utilizzato per condire con una miscela di erbe aromatiche. Buone scelte possono essere poi quelle di non portare in tavola il sale e ricordarsi di sciacquare bene i legumi in scatola. Poi è possibile variare tipo di sale, utilizzando altri sali diversi da quello bianco da cucina, come il sale marino integrale, il sale nero, il sale rosa o rosso, che, essendo meno lavorati e più ricchi di minerali, presentano una quantità inferiore di cloruro di sodio, il vero nemico. In ogni caso ricordati che si tratta sempre di sale, anche se di tipo diverso, e che anche in questo caso il suo consumo va limitato.