Quando mangiamo gli spinaci o l'insalata, mastichiamo e ingoiamo senza pensarci. Eppure, un gesto così semplice e apparentemente di poca importanza innesca nel nostro corpo una reazione a catena davvero affascinante per garantirci benessere e salute e che ci aiuta a capire perché è importante mangiare in modo sano e vario, senza eccedere in nessun alimento. Ma vediamo di capire meglio i risultati di una recente ricerca scientifica pubblicata sulla rivista The ISME Journal: Multidisciplinary Journal of Microbial Ecology da parte di un team dell’Università di Vienna [1].
Il microbiota
Quando mangiamo, per esempio, degli spinaci, centinaia di composti entrano nel nostro tratto digerente. A questo punto questi composti vengono metabolizzati dai batteri che compongono la flora intestinale, il cosiddetto microbiota.
Ebbene, tutte queste reazioni a livello del microbiota determinano il nostro stato di salute. Purtroppo, al giorno d'oggi si è appena iniziato a studiare il microbiota e poco si sa dei processi metabolici che interessano molti di questi batteri intestinali. Cioè non sappiamo cosa mangiano questi batteri e quali prodotti secondari rilasciano.
Le proprietà antinfiammatorie di un piccolo boccone di spinaci
Proprio per fare più luce su questo aspetto i ricercatori austriaci hanno cercato di comprendere cosa avviene quando si mangiano gli spinaci e, in particolare, cosa succede a un composto contenuti negli spinaci, il solfochinovosio, uno zucchero che si ritrova anche nella lattuga e in altri vegetali a foglia verde. Analizzando campioni biologici gli scienziati sono stati in grado di affermare che, mentre il glucosio è nutrimento per un vasto numero di batteri del microbiota, il solfochinovosio invece stimola la crescita solo di alcuni tipi di batteri, come l'Eubacterium rectale. Questo batterio è uno dei dieci batteri più comuni nel microbiota di persone in salute e produce butirrato, che è una sostanza antinfiammatoria capace di aumentare le difese dell'intestino nei confronti dei patogeni.
Non solo, Eubacterium rectale è anche meno presente in caso di malattie che colpiscono il tratto intestinale come il morbo di Crohn o la colite ulcerativa, facendo comprendere che la sua presenza è quindi connessa a uno stato di salute dell'intestino. Ma non è finita qui. Infatti, questo batterio, nutrendosi di solfochinovosio produce un'altra sostanza, un composto solforato chiamato DHPS.
La differenza è nella dose
Ebbene, DHPS è una fonte di energia per altri batteri del microbiota, come Bilophila wadsworthia, che a sua volta, nei suoi meccanismi metabolici, produce acido solfidrico. Questa sostanza, quando presente in piccole quantità, è benefica e protegge l'intestino e il corpo dalle infiammazioni.
Invece, quando la sua presenta risulta aumentata, come quando si segue una dieta poco varia e troppo ricca di carne, un alimento collegato a una presenza eccessiva di acido solfidrico, può al contrario innescare un'infiammazione cronica.
L'importanza di una dieta varia
Ecco quindi che a determinare se un alimento è benefico o meno è la quantità con cui questo alimento viene assunto. Infatti, una dieta sana e varia che includa poca carne ma che preveda la presenza, tra gli altri vegetali, anche di quelli a foglia verde è in grado di apportare, senza eccessi, i nutrienti necessari a garantire l'equilibrio del microbiota.