Quando mangiamo gli spinaci o l'insalata, mastichiamo e ingoiamo senza pensarci. Eppure, un gesto così semplice e apparentemente di poca importanza innesca nel nostro corpo una reazione a catena davvero affascinante per garantirci benessere e salute e che ci aiuta a capire perché è importante mangiare in modo sano e vario, senza eccedere in nessun alimento. Ma vediamo di capire meglio i risultati di una recente ricerca scientifica pubblicata sulla rivista The ISME Journal: Multidisciplinary Journal of Microbial Ecology da parte di un team dell’Università di Vienna (Hanson et al, ISME, 2021).
Il microbiota
Quando mangiamo, per esempio, degli spinaci, centinaia di composti entrano nel nostro tratto digerente. A questo punto questi composti vengono metabolizzati dai batteri che compongono la flora intestinale, il cosiddetto microbiota. Ebbene, tutte queste reazioni a livello del microbiota determinano il nostro stato di salute. Purtroppo, al giorno d'oggi si è appena iniziato a studiare il microbiota e poco si sa dei processi metabolici che interessano molti di questi batteri intestinali. Cioè non sappiamo cosa mangiano questi batteri e quali prodotti secondari rilasciano.
Le proprietà antinfiammatorie di un piccolo boccone di spinaci
Proprio per fare più luce su questo aspetto i ricercatori austriaci hanno cercato di comprendere cosa avviene quando si mangiano gli spinaci e, in particolare, cosa succede a un composto contenuti negli spinaci, il solfochinovosio, uno zucchero che si ritrova anche nella lattuga e in altri vegetali a foglia verde. Analizzando campioni biologici gli scienziati sono stati in grado di affermare che, mentre il glucosio è nutrimento per un vasto numero di batteri del microbiota, il solfochinovosio invece stimola la crescita solo di alcuni tipi di batteri, come l'Eubacterium rectale. Questo batterio è uno dei dieci batteri più comuni nel microbiota di persone in salute e produce butirrato, che è una sostanza antinfiammatoria capace di aumentare le difese dell'intestino nei confronti dei patogeni. Non solo, Eubacterium rectale è anche meno presente in caso di malattie che colpiscono il tratto intestinale come il morbo di Crohn o la colite ulcerativa, facendo comprendere che la sua presenza è quindi connessa a uno stato di salute dell'intestino. Ma non è finita qui. Infatti, questo batterio, nutrendosi di solfochinovosio produce un'altra sostanza, un composto solforato chiamato DHPS.
La differenza è nella dose
Ebbene, DHPS è una fonte di energia per altri batteri del microbiota, come Bilophila wadsworthia, che a sua volta, nei suoi meccanismi metabolici, produce acido solfidrico. Questa sostanza, quando presente in piccole quantità, è benefica e protegge l'intestino e il corpo dalle infiammazioni. Invece, quando la sua presenta risulta aumentata, come quando si segue una dieta poco varia e troppo ricca di carne, un alimento collegato a una presenza eccessiva di acido solfidrico, può al contrario innescare un'infiammazione cronica.
L'importanza di una dieta varia
Ecco quindi che a determinare se un alimento è benefico o meno è la quantità con cui questo alimento viene assunto. Infatti, una dieta sana e varia che includa poca carne ma che preveda la presenza, tra gli altri vegetali, anche di quelli a foglia verde è in grado di apportare, senza eccessi, i nutrienti necessari a garantire l'equilibrio del microbiota.