Lo scrittore angloamericano Henry James una volta ha detto, tre cose sono importanti nella vita. La prima è essere gentili, la seconda è essere gentili e la terza è essere gentili. La gentilezza come stile di vita, come modo di approcciarsi agli altri e alla vita, ma stiamo parlando di gentilezza autentica, non la maschera che a volte capita di vedere e che salta subito all'occhio come atteggiamento studiato e per niente spontaneo. Certo, siamo cresciuti sentendoci dire che, come indicato da Darwin, nel mondo vince il più forte, quindi la gentilezza, secondo questa interpretazione, non troverebbe posto. Eppure, le cose cambiano completamente se ci rendiamo conto che Darwin non ha proprio detto così, ma ha sempre affermato che vince chi si adatta di più ed è più flessibile. E la gentilezza è sicuramente la massima manifestazione di questo atteggiamento, molto più vincente. Tanto è che persino la scienza si è dedicata a studiare i benefici dell'essere gentili, nella psiche e nel corpo. Vediamo allora di capire perché è meglio essere gentili, sempre, parola di ricercatori.
I benefici della gentilezza sul cervello e sulla neuroplasticità
Studi scientifici (Mathers et al, Br J Gen Pract, 2016) hanno osservato che nelle persone gentili si assiste ad un aumento dell'attività in alcune aree cerebrali, come il lobo temporale, oltre che alla creazione di nuovi collegamenti neuronali. Pertanto, la gentilezza aumenta la neuroplasticità cerebrale, che è la capacità di adattamento del nostro cervello agli stimoli esterni, permette un buon funzionamento dei processi di memoria e apprendimento e una veloce ripresa in caso di traumi (Mateos et al, Front Cell Neurosci, 2019). Non solo, la gentilezza come stile di vita ha mostrato anche di aumentare il rilascio di endorfina e ossitocina. L'endorfina è un neurotrasmettitore associato a sensazioni di fiducia in sé stessi, gioia, benessere e serenità. In più, il rilascio di endorfine inibisce il dolore (Dfarhud et al, Iran J Public Health, 2014). Anche l'ormone ossitocina inibisce il dolore, persino quello articolare e muscolare, ha un'azione antinfiammatoria, riduce i livelli di stress e aumenta la sensazione di benessere (Ito et al, Biophys Physicobiol., 2019).
Essere gentili protegge il cuore e contrasta l'invecchiamento
Essere gentili, come abbiamo visto, migliora l'umore e queste sensazioni di benessere hanno mostrato di riuscire persino ad abbassare la pressione sanguigna, sia sistolica che diastolica (Ostir et al, Psychosom Med, 2006). Gentilezza e benessere contribuiscono a ridurre il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, ma anche diabete e malattie legate all'invecchiamento (Boehm et al, Health Psychol., 2011 - Richman et al, Health Psychol, 2005). Infatti, questi atteggiamenti nei confronti della vita aumentano la capacità di resilienza, che è la capacità di affrontare e superare un trauma o un momento difficile, riducendo i tempi di ripresa e rinforzando la resistenza allo stress (Davis et al, Am J Lifestyle Med, 2010).
La gentilezza si autosostiene
Ma essere gentili significa fare uno sforzo continuo su sé stessi? Proprio no, e questa è un'altra forza della gentilezza. Infatti, grazie alla sua azione sulla plasticità del cervello e al rilascio di ormoni del benessere, la gentilezza si autosostiene. Questo significa che forse il primo giorno faremo un po' fatica a essere gentili, ma poi questo sforzo sarà via via sempre più piccolo e la nostra gentilezza si sosterrà da sola, diventando automatica (Mathers et al, Br J Gen Pract, 2016).