La nostra salute dipende da quello che mangiamo e dal nostro stile di vita, ma anche l'ambiente in cui viviamo gioca un ruolo chiave. Infatti, esistono delle sostanze tossiche che si possono trovare in casa in quanto diffuse nell'aria o rilasciate da prodotti usati per la cura e la pulizia degli interni. Oggi parliamo proprio di una di queste sostanze, il tricloroetilene. Viene posta molta attenzione su questa sostanza in quanto, recentemente, è stata pubblicata una ricerca che ha avanzato l'ipotesi che l'esposizione al tricloroetilene possa causare effetti neurotossici, ma procediamo con ordine e cerchiamo di capire cos'è il tricloroetilene, dove si trova, quali rischi può causare e cosa possiamo fare noi per difenderci.
Tricloroetilene, cos'è e dove si può trovare
Il tricloroetilene, conosciuto anche come trielina o TCE, è un liquido incolore e volatile che viene prodotto per uso commerciale e industriale, anche se in misura ridotta rispetto al passato. Il tricloroetilene può essere utilizzato come sgrassatore di parti metalliche, ma anche come ingrediente negli smacchiatori, negli adesivi, nelle vernici, nei lubrificanti, persino in alcuni spray al peperoncino e in alcuni prodotti per lavare a secco i vestiti, anche se, negli ultimi anni, il tricloroetilene per il lavaggio a secco è stato sostituito dal tetracloroetilene. Il problema è che gli utilizzi massicci di queste sostanze in campo industriale ma anche militare hanno causato la contaminazione di falde acquifere e il rilascio di vapori tossici nell'aria. Quest'acqua e quest'aria possono poi entrare in casa nostra (Ray et al, Journal of Parkinson's Disease, 2023). Studi hanno rilevato la presenta del tricloroetilene persino nel burro conservato in frigorifero, dal momento che questa sostanza è solubile nei grassi (Ray et al, Journal of Parkinson's Disease, 2023).
Tricloroetilene, tumori e Parkinson
Ma perché tutto questo clamore intorno al tricloroetilene? Perché il tricloroetilene è tossico, è considerato cancerogeno, agendo soprattutto a livello del fegato, e risulta capace di aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson. Proprio quest'ultimo punto emerge da una recentissima ricerca scientifica apparsa sulla rivista Journal of Parkinson's Disease e pubblicata da un team della University of Rochester Medical Center, New York (Ray et al, Journal of Parkinson's Disease, 2023). Il tricloroetilene, infatti, come indicato dai ricercatori, è solubile nei grassi e quindi può trovarsi nei tessuti adiposi nel nostro corpo. Qui, il tricloroetilene si accumula e può raggiungere il cervello dove causerebbe una disfunzione a livello dei mitocondri, che sono gli organelli cellulari preposti alla produzione di energia. I neuroni dopaminergici, che sono i neuroni che producono dopamina, partecipano al movimento e alla cognizione e una cui alterazione può causare il Parkinson, risultano molto sensibili alle sostanze tossiche che agiscono a livello dei mitocondri, ne consegue un'alterazione nella loro funzionalità e un aumento del rischio di neurodegenerazione. Non solo, il tricloroetilene agisce anche aumentando la neuroinfiammazione. Come risultato di questi processi, un'esposizione al tricloroetilene può aumentare, anche fino al 500%, il rischio di sviluppare il Parkinson. Questa percentuale chiaramente si riferisce a esposizioni professionali, elevate e prolungate nel tempo, non a quanto può accadere in una casa. In ogni caso la ricerca ha il pregio di porre accento su un aspetto essenziale e cioè che una sostanza che potrebbe entrare in casa in diversi modi, come mostrato nel primo paragrafo, può esercitare un'azione neurotossica. Anche il tetracloroetilene, la sostanza che in alcuni campi ha sostituto il tricloroetilene, ha un'azione neurotossica simile al tricloroetilene, anche perché, in alcune condizioni, il tetracloroetilene si trasforma proprio in tricloroetilene (Ray et al, Journal of Parkinson's Disease, 2023 - Guyton et al, Environ Health Perspect, 2014).
Tricloroetilene, consigli per tutti i giorni
Il primo consiglio è sicuramente quello di evitare che vapori di tricloroetilene si accumulino in casa, arieggiando spesso. Poi, è bene leggere sempre l'etichetta dei prodotti, anche professionali, che si acquistano per hobby o per la pulizia della casa, e, se possibile, scegliere prodotti senza questa sostanza. Al giorno d'oggi in genere viene indicato già in etichetta che un certo prodotto è privo di tricloroetilene. Se invece questa sostanza è presente, magari contenuta in un prodotto per uso professionale o di qualche anno fa, puoi sigillare bene questi prodotti in modo che non vi siano fuoriuscite e conservarli in luoghi separati da dove si vive. In caso sia poi necessario lavare un capo a secco, è buona norma esporlo per qualche ora all'aria aperta, in giardino o in balcone.
Tricloroetilene, la natura viene in aiuto
Negli anni 80 la NASA commissionò ad uno scienziato, BC Wolverton, uno studio che doveva avere lo scopo di capire come migliorare il microclima nelle stazioni spaziali ma che poi si rivelò importantissimo per la vita di tutti i giorni. Wolverton, infatti, osservò che alcune piante sono in grado di rimuovere, almeno in parte, le sostanze tossiche che si possono trovare negli ambienti chiusi, compreso il tricloroetilene. In base alla ricerca di Wolverton (BC Wolverton et al, NASA, 1989), è risultato che il crisantemo può rimuovere in un giorno più del 40% del tricloroetilene presente in una stanza. La Gerbera jamesonii, che è una pianta splendida da ammirare, grazie ai suoi fiori che ricordano margherite dai colori accesi, arriva a rimuovere fino al 35% di tricloroetilene. Altre piante che rimuovono il tricloroetilene, anche se in misura minore, sono risultate il ficus, la Dracena fragrans warneckii, conosciuta anche come tronchetto della felicità, lo spatifillo, la sansevieria, o lingua di suocera, e l'edera comune.